Il nostro viaggio alla scoperta dei nuovi approcci alla degustazione non poteva perdersi i vini a stabilità naturale, legati alla biodinamica, ma soprattutto portatori del gusto più autentico del territorio; quello che non subisce contaminazioni e che lascia che la natura faccia il suo corso e apporti le sue speciali…variazioni sul tema!
Una delle prime realtà di cui vi voglio parlare nel nostro viaggio alla scoperta delle degustazioni innovative è quella delle Cantine Capecci. In posizione collinare, tra gli Appennini e il mare Adriatico, all’ingresso del magnifico borgo di Acquaviva Picena, la famiglia Capecci conduce un’azienda vinicola con una passione “genetica” che si tramanda di generazione in generazione.
Perché voglio parlarvi di loro? Ovviamente perché producono vini di ottima qualità… ma la vera ragione sta nella loro scelta innovativa: innovare eliminando l’innovazione. Mi spiego: i figli del titolare, Roberto e Rita, hanno deciso di investire in una linea di produzione “naturale” del vino che li ha portati a realizzare vini seguendo le leggi non scritte dell’ enologia antica; una produzione di vini senza solfiti aggiunti e a stabilità naturale in cui le fermentazioni si attivano solamente grazie a lieviti indigeni e non vengono utilizzati allergeni e tutta una serie di additivi che vengono comunemente usati in enologia durante i processi di chiarifica.
Di recente, ho portato le altre tre Taste Explorers a fare una degustazione dai Capecci. È stato un grande successo! Sono riuscita a soddisfare tutte e tre: la salutista è impazzita per un Nudo del 2013; un vino prodotto da uve Montepulciano, Sangiovese e Cabernet Sauvignon, non solo perché è un vino rosso con eccellente struttura ed ottimo tenore alcoolico, ma anche perché le abbiamo detto che non c’erano né solfiti né additivi chimici. La tradizionalista, che ha molto apprezzato l’idea del recupero delle tecniche di produzione antiche, si è lasciata sedurre da un Accubitu, Cabernet Sauvignon in purezza che trova la sua “stabilità naturale” ed il suo equilibrio senza l’utilizzo di chiarifiche enologiche in due anni di barriques; un vino fortemente tannico con reminescenze erbacee, che l’ha stupita mentre cambiava veste nel bicchiere con il passare dei minuti.
Per l’intellettuale golosa avevo in serbo una vera chicca…una Passerina Spumantizzata, il Petra, che ha un gusto pieno e avvolgente, con una giusta nota acida che ne esalta la freschezza. Un gusto secco che con il passare dei minuti si addolcisce tanto da regalare deliziose note fruttate di ananas e pesca, un vino che nella sua semplicità regala la massima versatilità negli abbinamenti a tavola.
La degustazione è stata sapientemente accompagnata dalle parole di Roberto Capecci che ci ha raccontato come la scelta di lasciare che i propri vini fermentino solo con lieviti indigeni è orientata all’esaltazione piena delle caratteristiche del territorio: sono vini che portano dentro tutto il sapore delle colline Picene, senza contaminazioni. “La natura detta le sue leggi e noi le assecondiamo.” ha continuato Robero Capecci “ Non ci sono interferenze dell’uomo in questo tipo di produzioni. Il nostro ruolo è quello di rimanere ai margini e fare in modo che gli ambienti godano delle migliori condizioni mentre la legge naturale lavora”.
Sono vini che evolvono anno dopo anno mese dopo mese, la famiglia Capecci ha costruito un “archivio” delle varie evoluzioni dei propri vini per poterne gustare i progressi ed osservare la maturazione e i cambiamenti anno dopo anno…così come natura vuole!