Pare che il nome derivi proprio dal latino caseus, l’attuale cacio, che rappresenta l’ingrediente principale di questi particolarissimi “ravioli” tipici della tavola marchigiana. Cambiano nome spostandosi da una provincia all’altra, e anche le ricette hanno qualche variante, ma il comune denominatore è che sono buonissimi e possono essere mangiati sia come antipasto che come dolce. Li conoscete tutti?
La nostra Regione è davvero plurale anche nelle tradizioni gastronomiche ed è una bella sfida avventurarsi tra i nostri borghi per scoprire la storia di questo piatto, che fortunamente è arrivato a noi nelle tante versioni che le nostre nonne ci hanno tramandato.
Nella piccola località di Serra San Quirico, in provincia di Ancona, sono conosciuti come Calcioni e rappresentano la versione dolce di questo piatto, in quanto insieme al pecorino vanno aggiunti al ripieno zucchero e buccia grattugiata di limone. Sono solitamente belli grandi, sono tipici del periodo Pasquale e si consumano come fine pasto, anche se il gusto è un mix dolce-salato davvero unico.
Spostandoci nel maceratese è Treia la località dove questo prodotto è così famoso da meritare addirittura una festa ad hoc, la Sagra del Calcione e del Raviolo, che si tiene ogni anno a maggio e che consente agli appassionati di poter gustare tante versioni di questa specialità, dove il formaggio la fa da padrone.
Sempre nel maceratese troviamo una versione decisamente più dolce, li caciù, fatti di pasta frolla e con un ripieno di ricotta e zucchero, a cui spesso si aggiungono anche pezzettini di cioccolato fondente.
Ad Ascoli Piceno durante la Pasqua trionfano invece i Piconi (trovate la ricetta qui), sempre a base di pecorino, che vengono spesso usati come antipasto per accompagnare insaccati e salumi. Ogni famiglia ascolana ha la sua personale ricetta, tramandata da generazioni, e se volete assaggiarli fatevi invitare alla famosa “Colazione di Pasqua”, per gustarli insieme ad un uovo sodo ed ad una bella fetta di salame lardellato.
E allora voi quale preferite?